mercoledì 22 dicembre 2010

Ricordi brevi di intellettuali estinti. Giuseppe Prezzolini, Luigi Einaudi: quando l' idea liberista non poteva essere scissa da quella di rigore scientifico, fiducia nella ragione, civismo, rispetto del lavoro. -1-

Non ne avrei neppure voglia, neanche minima.
A dir il vero avverto un' inesorabile scivolamento della voglia verso la dimenticanza, come chi si appropinqua a lasciare la condizione di veglia per dimenticarsi nel sonno.
Intendo: la voglia di pensare alle questioni interne politiche e civili del Paese in cui mi tocca vivere -anzi sopravvivere, mio malgrado, unitamente ad un gran numero di connazionali-.
Le cose usurate e decadenti mi danno grande tristezza, ed il mio temperamento è già, di suo, esasperatamente malinconico di fondo, com' è evidente -io credo- in più di un dettaglio, a cominciare dal fatto, piuttosto banale, d'aver titolato questo mio spazio "Galassia malinconica" e non già "Galassia entusiasticamente allegra".

La situazione politica italiana è quella che conosciamo bene, che ci piaccia o meno, ed è, appunto, cosa usurata e decadente, nonostante l' attuale classe dirigente si fosse presentata all' elettorato ignavo ed ignaro con promesse di Rinnovamento, Liberalismo/ Liberismo, Modernizzazione/Riforme e perfino Amore...
Pur non avendo affatto bisogno di deprimermi pensando alla nostra situazione nazionale oggi m'è tornata tra le mani una mia vecchia antologia di letteratura italiana, alle pagine del primo Novecento.
E mi sono imbattuta -combinazione- in qualche articolo ospitato dalla rivista "La Voce" fondata nel 1908 e diretta fino al 1914 da Giuseppe Prezzolini , poi divenuta la casa editrice di molte tra le più importanti opere della letteratura giovane novecentesca.

Il problema che allora si poneva e coinvolgeva le migliori energie intellettuali dell' epoca attraverso fervidi e fecondi dibattiti era il "Che fare?"   In un' Italia che sbandierava ridicoli ideali di grandezza, attraverso un inconcludente nazionalismo che di fatto eludeva i problemi di reale ostacolo al consolidamento della Nazione, gli intellettuali scrivevano e si confrontavano sulle questioni cruciali e pratiche che erano, ad esempio, il Mezzogiorno, il decentramento regionale, i rapporti tra Stato e Chiesa, "la riforma del nostro carattere e delle nostre relazioni sessuali" (!). Secondo Prezzolini una vera democrazia in Italia avrebbe potuto essere realizzata soltanto a patto che i "problemi tecnici" sopra citati fossero stati risolti.

"Tutto cade. Ogni ideale svanisce. I partiti non esistono più, ma soltanto gruppetti e clientele. Dal parlamento il triste stato si ripercuote nel paese. Ogni partito è scisso. Le grandi forze cedono di fronte ad uno spappolamento e disgregamento morale di tutti i centri d' unione. Oggi uno è a destra, domani lo ritrovi a sinistra ...

Lo schifo è enorme. I migliori non han più fiducia. I giovani, se non sono arrivisti e senza spina dorsale, non entrano più nei partiti...

E poi c' è l' altra difficoltà. Tutti la sentiamo. Io in modo particolare. 'Per fare' occorre metter mano in questo luridume generale, politico, letterario e morale. O starsene solitari: ma allora è purezza acquistata troppo facilmente; o vivere e agire in mezzo agli altri: e allora mettere a prova la purezza...

Ma si può fare molto. La cosa principale è acquistare le cognizioni tecniche per il rinnovamento dei congegni, degli organismi, delle tendenze alle quali siamo più vicini e nelle quali ci è più facile operare. Il municipio; la biblioteca comunale; le ferrovie; la scuola; le biblioteche pubbliche; i giornali; l' organismo finanziario; i paesi di lingua italiana soggetti ad altre nazioni;  i paesi dove si dirige l' emigrazione; gli uffici pubblici; il clero; le organizzazioni operaie; e via dicendo ...
Soltanto sapendo bene, con precisione, vedendo addentro e senza pregiudizi, un giovane può essere domani necessario. Quando questa massa di imbroglioni, di asini, di pusillanimi morali che ci sgoverna, avrà ridotto male l' Italia e i suoi organi bisognerà pure che l' Italia cerchi in sé stessa quel governo che non ha..."

(Giuseppe Prezzolini -Articolo apparso su "La Voce" 1910) 

Sono trascorsi cent' anni.

./..

4 commenti:

  1. ciao carissima, dovevo assolutamente augurarti un Buon Natale!
    sono felice di avere conosciuto una persona come te, sensibile, seria, profonda...
    ti mando il mio abbraccio e l'augurio di feste serene.
    a presto
    Carla

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  2. E' presto per gli auguri, aspetto almeno domani per venire a farveli :-)

    Riguardo all'interessante articolo, un solo appunto: non credo che le cose siano da allora peggiorate, i problemi dell'uomo cambiano soltanto di gualdrappa, però è piacevole vederli espressi con le coloriture del tempo:

    "acquistare le cognizioni tecniche per il rinnovamento dei congegni"

    questo mi piace tantissimo :-)

    Ciao
    Elio

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  3. Ciao Elio (in tempo quasi-reale)!

    ... non so come, ma ci avrei giurato che ti sarebbe piaciuto quello che hai estrapolato dal testo... :-)

    A domani per il fuoco incrociato di auguri.
    Morena

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  4. Ecco, adesso è giusto per gli auguri :-)
    Buon Natale!!!

    Elio

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