mercoledì 27 luglio 2011

Anatema 2 - Stressing

Sorrido, per quanto amaramente, ogni qualvolta l' osservazione e la riflessione sulla vita animale ed umana mi conferma l' assoluta fragilità di ogni situazione e condizione, sia a livello sociale, sia -ed anche talvolta di conseguenza- a livello individuale.

"Bisogna farsi niente", meditava Simone Weil nella sua dura e dolorosa ricerca mistico-filosofica, ma, in realtà, lo sforzo riguarda soltanto l' accettazione di un' asserzione simile, perché noi niente, oggettivamente, già lo siamo come dotazione innata, se quel niente corrisponde a non essere 'qualcosa di speciale, qualcosa di più ed oltre', rispetto alla materia, alla meccanica del nostro organismo, ai neuroni ed ai circuiti dell' amigdala e dell' ippocampo, ai sistemi immunitario, endocrino, cardiovascolare e via di seguito...
Di cosa consti l' "anima", né se esista, nella nostra parentesi mortale non sapremo mai, comunque vadano le cose dopo.

***
Credo che sapersi niente sia l' autentica consapevolezza -spesso profondissimamente occultata-  di ciascuno di noi. In fondo l' abbiamo visto confermato mille volte nel corso della nostra esistenza: abbiamo perduto genitori, figli, amici, amanti, strappati a noi dalla morte, o dal distacco, ed abbiamo visto languire anche le idee e spazzare via i sogni, come succede alla sabbia sulla bàttima, e credo anche che la maggioranza dei nostri sforzi sia nel negarcelo ad ogni costo.
(In effetti, siam tutti molto più stoici di quanto non crediamo: non ci sono, in fondo, moltissime aternative.)
Spesso la lasciamo sedimentare e poi la sotterriamo nell' interiorità, illudendoci d' averla vinta, d' aver trovato un nesso, un senso, una scappatoia, un' illuminazione liberatoria.  Pia illusione.
E' inutile: non possiamo accettarlo, è troppo doloroso. Inumano.
Pur di negare il nostro esser niente, dopo l' invenzione di Dio, deifichiamo anche l' Uomo -poveretto- e ci prostriamo, all' occorrenza ed all' occasione e secondo la nostra indole, a Questo e a quello.
La tristezza che mi instillano certe piccole frivole animucce, un po' ottuse ed ingenue, occupate a cercare sempre aderenze presso altri esseri umani -che non son niente, come tutti noi- cadendo addirittura nel grossolano errore di rendersi parassiti!
Provo cordoglio per molte tristi situazioni, ma non così tanto come mi accade alla vista dello sciupìo di dignità.
E poi sono intollerante alla stupidità: mi provoca un' orticaria metafisica, mi fa star male.

***



Dicevo, dunque, d' essere talmente fragile, in quanto umana e in quanto 'me' ... da notare una flessione della memoria.
Dimentico.
Nomi, volti, date, termini tecnici.
Dimentico soltanto i dettagli, non la sostanza né il senso di un dialogo o di una lettura, o il ricordo del complesso di un evento.
Nella mia precedente professione la mia memoria era prodigiosa: ricordavo -dei clienti- dati fiscali, recapiti, molti dettagli anagrafici, le più irrilevanti richieste.
Giacché non è ancora deterioramento senile, mi arrovello da un po' a cercarne cause e senso.
E scopro che è colpa dello stress.
Io vivo sotto stress particolare  da almeno una ventina d' anni e generale da molti di più.

E "sotto stress le ghiandole surrenali secernono il cortisolo, uno degli ormoni rilasciati dal corpo in caso di emergenza. [...] La produzione cronica di cortisolo (e relativi ormoni) può provocare disturbi cardiovascolari, pregiudicare la funzionalità del sistema immunitario, peggiorando diabete e ipertensione, e in alcuni casi perfino distruggere i neuroni dell' ippocampo, a scapito della memoria." (D. Goleman,Intelligenza sociale)

Diciamo anche, che, in più, l' ambiente metropolitano -che detesto ferocemente- fornisce stressors in aggiunta ai ben più gravi strettamente personali, di cui la mia amigdala, ipersensibile, ha particolare percezione. Il rumore costante del traffico della mia città di meno di 200.000 abitanti (che non ha nulla a che vedere, comunque, con quello di una megalopoli), per esempio, erode -e lo sento chiaramente- l' equilibrio del sistema nervoso come un moderno supplizio di Tantalo, e la considerazione che se non fossi così povera potrei gestire un agriturismo sulle crete senesi (è troppo, lo so, ma mi si consenta l' escursione nell' immaginario. Che io sia un' ottima cuoca ed ami  la vita un po' frugale ed essenziale è assolutamente vero, però...) lasciando accarezzare i miei organi percettori dal soave fruscìo causato dal vento alle cime di un paio di cipressi, aumentano stizza e - di nuovo- stress.

La verità è che senza "alleati biologici",  nell' esistenza una come me non ce la può fare proprio.

Un' amicizia attiva e sincera, un compagno di vita che sappia amare, un congiunto affettuoso: loro, sarebbero necessari -farmaci salva vita- a noi malinconici rappresentanti del niente.
Non si sfugge: dovrebbe essere l' amore il linguaggio universale degli umani.

Ma giusto ieri ho scagliato il precedente anatema...




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