giovedì 25 agosto 2011

Verità eternamente iscritte nella natura delle cose

Sembrerebbe possibile immaginare, a seguito della piega che sta prendendo l' economia globale, che presto potremmo parlare tutti di ricostruzione. come s' è dovuto fare alla fine di ogni guerra dopo aver seppellito vittime e speranze, pur senza riuscire a dimenticare in alcun modo l' orrore passato.

Se il socialismo realizzato e già storicamente sperimentato non piace ai più, il capitalismo -dal canto suo- comincia anch' esso a declinare, data la sua inesorabile attitudine all' implosione causata dall' accumulo di sperequazione sociale e défaillance sempre più ingovernabili nella gestione finanziaria.

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Ho vari e circostanziabili motivi per detestare il capitale, il più pregnante dei quali è che le sue logiche sono, semplicemente, fatte per un' umanità noiosa ed annoiata di nuovi androidi, divoratrice nel contempo di cose e di sé medesima, sorde a qualunque velleità umanistica -cioè realmente attinente alla nostra natura- e conseguentemente incapaci di svelare bellezza e meraviglia della vita.
Che se ne vada in malora non m' importa nulla: era abbastanza prevedibile.

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L' uomo, potenzialmente, sapeva già tutto quanto. La sua smemoratezza ha avuto, ha, ed avrà un prezzo salato.

 
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"La politica non è quasi mai considerata come un' arte di qualità tanto elevata. Ma questo avviene perché si è presa l' abitudine, da secoli, di considerarla solo e prevalentemente come la tecnica per l' acquisto e la conservazione del potere.
Ma il potere non è fine a sé stesso. Per natura, per essenza, per definizione, è solo un mezzo. Sta alla politica come il pianoforte sta alla composizione musicale.
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Disgraziati che siamo: avevamo scambiato la fabbricazione di un pianoforte con la composizione di una sonata."
(Simone Weil, La prima radice)

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