sabato 26 novembre 2011

Il selvaggio dolore dell' amore umano

Lo  vedeva di spalle, attraverso una vetrata, talvolta. La prima volta che successe, lei, lasciato riaffiorare il suo cuore dal pozzo improvviso in cui era precipitato sequestrandole finanche il respiro, provò gratitudine verso l' insperato caso ed il vitale assurdo gioco delle coincidenze improbabili.
Lui sapeva che la malinconia della madre, in quel momento, lo accarezzava come quand' era bambino ed insieme allestivano il rito della buonanotte. Ma lo sapeva al colmo della sua contraddizione d' indole: ignorandolo, rendendone sordo il richiamo.

Anche allora, il velo di tristezza di lei, che lui bimbo non coglieva se non attraverso un misterioso invisibile filo retaggio dell' originario cordone ombelicale, era il sunto stesso dell' Amore di madre, che sa d' aver trasmesso alla sua creatura, insieme alla vita, il destino atroce degli incessanti distacchi ed il vizio implacabile della morte. 

Lei, accettato suo malgrado il sacrificio dovuto, si ripeteva che non esiste vittima incolpevole.

Se pure è il padre che Edipo uccise, suo figlio, eccentrico e scostante, aveva scardinato il mito, rifiutandola perché rea d' aver amato con troppa silente paura.

Ora, però, il figlio aveva il dovere di cercare d' essere felice, e lei di sopravviversi, altrimenti le  lacrime sarebbero state vane e scandalosamente perdute: tra tutte le possibili sciagure sarebbe stata questa la più abominevole.
La trasparenza  ingannava, dandole l' effimera illusione d' essere una contemplatrice spassionata, una spettatrice senza coinvolgimento.
"Come sei bello con il tuo profilo perfetto e crudele: Antinoo senza più innocenza".

Ecco: doveva diventare trasparenza eterna, dolore eternamente filtrato da un dialogo senza voci e senza corpi, capace di mantenere cristallizzato l' originario nucleo del loro industruttibile e fatale legame.

Forse soltanto così avrebbero raggiunto reciproca assoluzione e perdono.



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