martedì 15 novembre 2016

Tipi -25- Gli approdati pentiti.

E poi ci sono quelli che tornano alla Natura e finalmente si abbandonano, estatici, tra le sue materne braccia.

Quelli che scoprono i tramonti della Val d'Orcia, la bellezza inconfutabile della saggia ignoranza di persone semplici, del cibo sano e frugale -slow, slow food- la maestosità delle querce centenarie e la religiosa pace dei campi d'ulivi e delle vigne di sangiovese.
Nel loro poderuccio ristrutturato.

L'aere è tiepida, le colline una pittura soave: come dune del deserto arricchite da sfumate policromie  d'ocra, terra senese e verde,  invitano a pensieri ed esistenza soffice e grata; forse esiste Dio.
Hanno adottato due cuccioli orfani di riccio rinvenuti tra gli arbusti della macchia mediterranea -il loro boschetto intorno a casa-: musetti irresistibili, che dolcezza, quanto amore.

Forse, pentiti, si convertiranno al veganesimo, come Pitagora. Si asterranno anche dal consumare fave (così, per massima coerenza).

Ne deriva loro una neppure tanto sotterranea spocchia, una serpeggiante presunzione malcelata di detenzione di un merito oggettivo (chissà quale, chissà perché, ma certo ci deve essere).

Prima dell'approdo han vissuto in grandi città, lavorando e lavorando, correndo da mane a sera.
Erano dirigenti d'azienda o di banca, capo-redattori di agenzie pubblicitarie, avvocati e commercialisti affermati, e così via. 
Conniventi e complici del Capitale, corresponsabili del proprio ed altrui inferno, alla fine si son comprati pure il paradiso.

lunedì 7 novembre 2016

Tipi -24- i sarcastici

Sarcasmo ed ironia, con un pizzico di nichilismo e qualche escursione di cinismo, vanno per la maggiore: una moda virale piuttosto democratica, dato che imperversa in ogni luogo-tempio preferito dalla massa (la quale, com'è noto, tende all'acefalia).

Dalla moglie del mio barista - fulgido esempio di individuo ortodosso ma smisuratamente velleitario- al più scafato blogger di successo (nella blogosfera il successo è un fenomeno stranissimo che da una parte si ottiene per via di caratteristiche proprie -che evidentemente piacciono ai più o comunque provocano reazioni emotive agli stessi, spesso grazie ad un riuscito afflato populistico - e dall'altro per effetto mimetico, come succede per la maggioranza dei comportamenti umani), il sarcasmo pare l'arma preferita da impugnare contro l'infelicità, la quale quasi sempre coincide con la frustrazione ed il risentimento.
Che altro è, d'altronde, l'infelicità, se non il terribile sospetto d'essere così miserevoli ed irrilevanti da meritare fino in fondo, a pieno titolo, il martirio di un'inguaribile solitudine?

Ora, sia chiaro, lo capisco: è molto, molto umano, pur se non elegante né costruttivo, pur se ironia e sarcasmo sono terribilmente decadenti ed improduttivi.
La vera forza  deve stare nell'accanimento.
Un'accanita, testarda, ossessionante coerenza nella ricerca del (proprio) bello.