giovedì 2 novembre 2017

Piccola anima smarrita e soave - 6 - amor fati

La colpa più imperdonabile, infine, è la sostanziale incapacità di usare almeno un poco l'arte di persuadermi che ci sia un motivo, pur se ancora sconosciuto, per proseguire negli scambi umani non strettamente necessari e mantenere qualche innocua relazione sociale senza patire poi degli ineluttabili e puntuali sensi di disgusto, delusione e mortificazione.
Simile colpa è mitigata, però, dall'enormità del compito: fuori dalla caverna delle ombre la luce è abbacinante ed i pretesti si dissolvono, si sbriciolano in finissima polvere che scivola via dalle mani, com'è in fondo giusto che sia, in onore della verità.

Non affermo che il mondo ospiti solo persone di bassa levatura morale o mediocri o prevalentemente ipocrite (pur ammettendo che senz'ombra di dubbio costituiscono la maggioranza assoluta degli umani),  ma piuttosto d'essere incespicata solo in quelle a causa di una mia oggettiva ristrettezza di orizzonti e non essere riuscita per tempo ad evitare qualsiasi coinvolgimento.

Come per ogni altra azione indipendente dalla casualità e dal caos esistenziali -le quali, semmai, spingono a reazioni-, ne ho quindi piena responsabilità, perché l'ingenuità ed il buonismo sono, più propriamente, semplici autoinganni necessari alla sopravvivenza.
Pertanto, è evidente, "così volli che fosse", malgrado questo spiccato razionalismo.

Certo, mi addolora molto ricordare il pathos, rivelatosi fittizio e misero, con cui ci siamo intrattenuti anche qui, amici miei bugiardi e scostanti come i bimbi che si trastullano un poco con i giochi presto venuti a noia.
Certi sogni, almeno, meriterebbero di sopravvivere alla nostra umana sciatteria ed all'incuria.
Neppure voi, quindi, avete validi alibi, dato che così voleste che fosse.

Tutto rimane perfettamente invariato, nulla di davvero significativo è successo mai e non c'è ragione per pensare che qualcosa possa succedere in futuro: per quanto mi sia voluta e potuta illudere, in passato, niente e nessuno hanno mai scalfito il nucleo duro e gelido della mia solitudine, che resta la vera costante, l'eterno ritorno del destino. Certamente del mio, ma, suppongo, anche di quello di tutti.

 
[... 
E mi rigermina
     
nell'anima - inerte e scura
come la notte abbandonata al profumo
una semenza ormai troppo matura
     
per dare ancora frutto, nel cumulo
di una vita tornata stanca e acerba...]

(P.P.Pasolini)